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Ho conosciuto Enrie tramite amicizie in comune quando ancora si
chiamava Enrico. Eravamo ragazzini giovanissimi e l’unico nostro
pensiero, a parte studiare, era quello di far festa. Dopo poco più di
dieci anni me la ritrovo blogger e anche super figa, non potevo quindi
esimermi dall’intervistarla nel mio salotto delle chiacchiere libere.
Benvenuta Enrie, partiamo subito con la prima domanda: come è nato il tuo blog “The Lady Boy”?
Come tutte le cose migliori, come gli amori che non finiscono mai, o le buone idee, è nato per caso.
A quei tempi ero al culmine della mia carriera di modello, avevo
delle proposte e dei contratti molto importanti, e poi il caso ha voluto
che mi investisse una macchina e mi rompessi una gamba.
Sono stata sei mesi con il gesso, ho dovuto subire un’operazione a
malleolo e tibia e non potevo fare più nulla. Il pc era la mia unica
fonte di distrazione, e così decisi di cercare di rendere quel tempo
passato al computer utile ed aprire un mio blog.
Venivo dal mondo del giornalismo di moda e avevo subito forti
delusioni dall’editoria italiana (paghe da schifo, gente pessima,
insomma, non un bell’ambiente a mio avviso) e così ho pensato di aprirmi
una piattaforma mia, per poter scrivere quello che volevo, quando
volevo.
Ricevevo ogni giorno un sacco di email di ragazzi che vedevano i miei
scatti androgini o en femme e mi dicevano “Sai, anch’io vorrei vestirmi
da femmina ma non ho il coraggio…”, oppure chiedendomi consigli,
cercando un confronto (e in moltissimi lo fanno ancora oggi), e così ho
preso coraggio e ho cercato di raccontare la mia storia, i miei look, le
mie passioni, il mio percorso su The Ladyboy.
Di blog di moda ce n’erano tanti, ma nessuno che si affacciasse sul
mondo androgino o trans: diciamo che sono l’anello mancante tra Chiara
Ferragni e Mariano di Vaio (scherzo ovviamente! )
Una domanda che può apparire banale ma in realtà non lo è
perché ognuno raggiunge la consapevolezza di sé stesso in età diverse: a
quanti anni hai preso coscienza di essere nata in corpo che non sentivi
tuo?
Credo di averlo sempre saputo. Quando ero piccola giocavo con le
Barbie, ascoltavo le Spice Girls e volevo essere Sailor Venus.
Ovviamente a quei tempi non hai una percezione del tuo corpo, della tua
psiche, di cosa sei o cosa vuoi essere. Non sai nemmeno cosa sia una
trans, figuriamoci se sai di esserlo!
A 13 anni già sapevo che mi piacevano gli uomini e mi dichiarai gay
con la mia compagna di banco, ma in realtà dentro mi sono sempre sentita
donna, è che non sapevo dare un nome a ciò che ero. In italia di trans
si è iniziato a parlare negli ultimi anni grazie a modelle come Andreja
Pejic o Lea T., ma prima non si sapeva nemmeno bene cos’era una trans, e
comunque era sempre associata all’idea di volgarità, esibizionismo,
perversione, marciapiede. Un’idea che volevi solamente allontanare da
te. Oggi in parte è ancora un po’ così, appena dici trans tutti pensano
“escort”, ma in realtà c’è molto altro ed è quello che cerco di
raccontare con il mio blog.
Nel tuo blog hai scritto “la verità è che tutti vanno a trans
ma nessuno lo dice”. Ci confermi dunque quanto si dice in giro da
sempre?
Assolutamente sì. Sono stata con gli “etero” più incalliti, vengo
contattata ogni giorno da ragazzi di tutte le età ed estrazioni sociali,
sposati, fidanzati, single… non voglio suonare presuntuosa ma è
difficile che un uomo non tenti un approccio o si giri a guardarmi per
strada, sarà che sono anche alta 1.80 e non passo inosservata, ma lo
capisci facilmente quando il pensiero ce lo stanno facendo, e il
pensierino ce lo fanno in tanti, e spesso. La verità è che la trans
intriga, anche perché si dice che siamo molto più brave delle donne in
molte cose e forse questo è dovuto al fatto che la trans ha il
privilegio di attingere da due mondi, due sessi, due menti, due anime…
la trans è stata uomo in passato, quindi quale donna meglio di lei può
conoscere la psiche o il corpo di un uomo?
Purtroppo, però, l’Italia è piena di contraddizioni: non è che le
trans non siano ben accettate o ben volute, anzi, sono molto amate dagli
uomini, ma nessuno lo ammette, non ne hanno il coraggio, si fa “zitt
zitt nel mercato” come si dice dalle mie parti. Siamo segreti da
mantenere. Ecco, la contraddizione è questa in Italia: che tutti fanno
qualcosa che gli piace ma si vergognano a dirlo, quando se lo facessero
non ci sarebbe più niente di così strano o scabroso. Alcuni ci vedono
come esseri mitologici ninfomani e goderecci, quando in realtà siamo
solo ragazze che non hanno avuto una vita facile e vogliono essere amate
come le altre.
Al di là del pallino della trasgressione, della “cosa diversa”,
dell’intrigo, sono felice perché gli uomini con cui sono stata mi hanno
detto poi di essersi innamorati di me, della mia femminilità, della mia
testa oltre che del mio corpo, della mia dolcezza. Odio quando mi dicono
“A me piacciono le trans”, io voglio piacere perché sono io, Enrica,
non perché sono una trans. Sono molto di più di quello.
Quale è il tuo rapporto con la paura?
Il mio motto nella vita è una frase di Eleanor Roosvelt che recita:
“Fa’ ogni giorno qualcosa che ti spaventa”. Perché se ti fai fregare
dalla paura, non farai mai niente nella vita.
E quello con l’amore?
Sono un caso disperato! Ahaha!
Scherzi a parte, togliendo il fatto di essere una persona con un
carattere abbastanza difficile ed esigente (sono dello Scorpione), noto
che oggi giorno noto che nessuno è più disposto ad impegnarsi, e parlo
di etero, gay, lesbiche, trans: sembra quasi che se ti fidanzi la tua
vita finisce, non puoi più fare nulla, sei un condannato a morte: invece
io credo proprio che stare con qualcuno ti dia l’opportunità di fare
cose che non faresti da solo, di condividere, di fare nuove esperienze,
nuove avventure, viaggiare, divertirsi, scoprire il mondo. Per me un
partner è un compagno di vita, qualcuno con cui raddoppiare il
divertimento, non dimezzarlo. In fondo sono un’eterna romantica, una
ragazza all’antica, ma gli uomini di altri tempi purtroppo scarseggiano.
È molto bello il fatto che tu voglia scrivere innanzitutto
per dare la tua testimonianza a chi sta vivendo la tua stessa fase di
transizione oppure a chi ha ancora paura di intraprendere questa strada
per tua stessa ammissione difficile e tortuosa. Ma tu, hai avuto
qualcuno che ti ha “ispirato” e “guidato” anche inconsapevolmente agli
inizi del tuo percorso?
No. Il problema, anzi, è proprio quello. Crescendo non ho mai avuto
un modello di riferimento, una figura a cui ispirarmi, qualcuno che mi
aiutasse a capire chi ero veramente. In Italia come trans c’erano solo
Vladimir Luxuria e Eva Robin’s. fine. E io sinceramente non mi sentivo
ispirata da nessuna delle due.
Tante polemiche sulla controversa Amanda Lear, tante battuttine,
tanta confusione, niente che aiutasse sul serio o che ti aiutasse a
prenderti sul serio. Non c’era Lea T, non c’era Carmen Carrera, non
c’era Laverne Cox o Valentina Sampaio o Andreja Pejic. Forse se ci
fossero state avrei cominciato il mio percorso molto prima, chissà.
Credo che la generazione di oggi sia molto più fortunata rispetto alla
mia, ha molte più immagini e figure in cui identificarsi, infatti
tantissime transgender che mi contattano per chiedermi aiuto sono
giovanissime, anche i 16 anni.
Visto che io non ho avuto nessuno ho voluto mettere a frutto tutto
ciò che ho imparato in modo da poter aiutare chi verrà dopo di me,
insegnargli le cose che ho imparato, spiegare, spiegarmi, spiegare anche
ai loro genitori, perché chi meglio di qualcuno che l’ha vissuto sulla
propria pelle può saperlo.
Mi piace pensare che di tutte le difficoltà che ho affrontato qualcuno possa trarne qualcosa di buono
Come immagini il tuo futuro?
Colorato, caotico, intenso. Come me.
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